che cos'è l'ansia

La parola ansia deriva dal latino angere ossia “stringere, soffocare, tormentare, angustiare” e rimanda alla sensazione di disagio fisico e psichico vissuta da chi è da essa sopraffatto.

Essa ha una funzione protettiva e preventiva ma diventa patologica quando perdiamo il controllo sulla sua frequenza, durata e intensità (rimanendo preda di un rimuginio catastrofico) restando troppo a lungo o troppo spesso in uno stato di iperattivazione, con il cervello immerso nel cortisolo, l’ormone dello stress.

 

Come tutte le emozioni, l’ansia è fondamentale e da sempre garante della sopravvivenza della specie umana.

Dare una risposta univoca sulle ragioni per cui proviamo ansia non è semplice: a seconda della prospettiva da cui affrontiamo il tema, l’ansia potrà essere definita, per esempio, come l’esito della tendenza umana a preoccuparsi per il futuro (prospettiva esistenzialista), la spia di un conflitto intrapsichico tra l’Io e desideri inconsci repressi (prospettiva psicoanalitica), una componente del riflesso di attacco-fuga che si attiva di fronte ad un pericolo (prospettiva evolutiva) o ancora la risposta all’incertezza e allo stress della vita moderna (prospettiva sociologica).

Dalla prospettiva cognitivista, ogni emozione segnala la compromissione dello scopo di cui è guardiana. Così, come la rabbia ci segnala la possibilità di star subendo un danno ingiusto, come la tristezza la separazione o perdita da un s/oggetto significativo, come la gelosia ci segnala una minaccia all’esclusività di un rapporto, la colpa la possibilità di aver arrecato un danno ingiusto a terzi, come la gioia di aver raggiunto un obiettivo e così via, l’ansia segnala la presenza di probabili pericoli disposti sul sentiero che ci separano da un desiderio/obiettivo ambito e ci induce all’analisi di tutte le minacce concorrenti al fallimento della prestazione. Essa deriva dall’umana pulsione di desiderare qualcosa e specifica il pericolo di non poterla ottenere (un premio, per esempio) o dal non desiderare qualcosa e specifica il pericolo di poterla ottenere (una multa, per esempio).

L’American Psichiatric Association (1994), descrive l’ansia come: “l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

 

I sintomi dell’ansia

Tutti gli esseri umani sono orientati verso degli obiettivi, desiderano continuare a vivere ed essere abbastanza felici e liberi dalla sofferenza. Anche i bambini piccoli, che non sono ancora in grado di difendersi autonomamente, si sforzano di vivere, di provare piacere e liberarsi dal dolore. L’ansia li aiuta a farlo.

Tuttavia sia nell’uomo che negli animali, travalica spesso dai suoi aspetti adattivi, utili al perseguimento del risultato ottimale per orientarsi verso condotte non adattive e portatrici di insoddisfazione e sofferenza. Alcuni tipi di ansia inappropriata (disfunzionale), ci inducono anche all’autosabotaggio.

L’ansia appropriata – o prudenza, vigilanza, preoccupazione… – è realistica e razionale e concorre al raggiungimento degli obiettivi: dall’attraversare la strada al partecipare ad un concorso di lavoro.

L’ansia inappropriata – o fobie, terrore, panico… – è irrazionale e non permette la giusta lucidità nella valutazione ostacolandoci negli obiettivi e, persino, esponendoci al pericolo: correre all’altro lato della strada per timore di essere investiti e non accorgersi che sta arrivando un’auto oppure non riuscire a sostenere un esame perché sopraffatti dalla tachicardia e dal tremore.

 

Chi dice che l’ansia non esiste vuol dire che non l’ha mai provata. L’ansia non la vedi, infatti. L’ansia la provi. Io la sento nel corpo. Parte da qui, dalle viscere in prossimità dell’ombelico e si espande come una macchia di inchiostro. Mi asfissia, mi strangola la gola, mi intorpidisce la mente fino ad offuscarmi il pensiero. Ed è subito sera” – testimonanza di Simona, paziente.

 

I sintomi più comuni dell’ansia:

1. Sintomi respiratori e toracici

Dispnea o sensazioni di soffocamento – sensazioni di asfissia – oppressione al petto – nodo alla gola – dolori o fastidi al petto – balbuzie

2. Reazioni cutanee

Sudorazioni – prurito – vampare di caldo o freddo – rossore facciale

3. Reazioni cardiocircolatorie

Tachicardia – senso di svenimento – sensazione di vertigini e/o di instabilità – aumento o cado della pressione

4. Sintomi intestinali

Inappetenza – nausea – dolori addominali – vomito

5. Sintomi muscolari

Tremori fini o sussulti – spasmi delle palpebre – movimenti involontari e ripetitivi – parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio) – impulso a camminare – rigidità – insonnia

6. Sintomi cognitivi

Derealizzazione (senso di irrealtà) o depersonalizzazione (senso di distacco da se stessi) – paura di perdere il controllo o “impazzire” – paura di morire

 

La sintomatologia ansiosa si manifesta con maggiore gravità nell’attacco di panico.

 

Quale è la differenza tra paura ed ansia?  

La paura è l’emozione che si prova quando si ha la percezione di essere sottoposti (se stessi o persone significative) ad un pericolo imminente.  La tendenza all’azione che ne deriva ha lo scopo di affrontare un pericolo immediato e concreto (treno in corsa, tsunami, lupo all’attacco…) attraverso condotte di attacco, fuga o protezione (come cercare un riparo…)  

L’ansia è invece l’emozione orientata verso un pericolo potenziale non del tutto definito, ambientato nel futuro e in prevalenza legato ad una prestazione – sostenere un esame, un colloquio di lavoro, incontrare una persona a cui teniamo e/o con cui non vorremmo fare brutta figura…

 

Una sostanziale differenza tra le due emozioni sta nel fattore temporale in cui è ambientato il pericolo: immediato nella paura (il presente); potenziale nell’ansia (il futuro); nella concretezza del pericolo, oggettivo nella paura (predatore, treno in corsa, terremoto); soggettivo nell’ansia (esame scolastico, colloquio con figura autoritaria, spazi chiusi come un ascensore, batteri, volare…).

Entrambe sono sensazioni sgradevoli da provare ma necessarie alla sopravvivenza.

La paura è fondamentale perché consente il reclutamento di tutte le risorse fisiche e mentali per valutare una minaccia e decidere come affrontarla. Per questo, nelle giuste circostanze e nella giusta misura, può salvare la vita. Allo stesso modo, l’ansia aiuta ad individuare possibili ostacoli e ad ipotizzare strategie di fronteggiamento. Come sostiene la legge di Yerkes e Dodson (1908), un giusto grado di ansia permette di essere più performanti rispetto a quando siamo tranquilli.

 

Sono emozioni molto simili fra loro, facilmente fraintendibili per i “non addetti ai lavori”; per giunta, a livello cerebrale, sono codificate da medesime aree. Sono state infatti identificate diverse zone implicate nella modulazione dell’ansia, tra cui le più importanti sono: il talamo, l’amigdala, una via afferente (che implica la processazione dello stimolo da parte della corteccia) e le vie efferenti del circuito ansia-paura che innescano una risposta autonomica che coinvolge il sistema simpatico e parasimpatico generando i sintomi organici.

 

 

da Che ansia! Di Albert Ellis. Come controllare l’ansia prima che lei controlli te – Erickson Editore