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Qualche mese fa, una paziente mi avvicina questo libro alla scrivania…

In copertina c’è una bocca stilizzata, semi aperta con labbra carnose ed un punto enorme in alto a destra, poco sotto la scritta Ambra. Deduco essere il nome dell’autrice e, di colpo, mi viene in mente il volto della Angiolini col suo inconfondibile neo poco sopra la bocca. 

Stimo molto la Angiolini; seppur poche siano le informazioni che ho su di lei, per quel che so è riuscita ad andare oltre il primo personaggio con il quale è diventata celebre. 

“Non è facile essere Ambra”, penso. Non è facile esistere, secondo me, diventare altro rispetto alle prime impressioni, ai pregiudizi, alle aspettative che altri hanno già su di noi ancor prima di venire al mondo. Comunque… 
La mia paziente ha un disturbo alimentare ma, al di là del disturbo, è tanto altro di cui sempre un po’ di più sta iniziando a prender consapevolezza e contatto. Intelligente, sensibile, colta, ironica, attenta, bella… tutto anche troppo!

Del disturbo alimentare mi hanno sempre fatto imbestialire i commenti tipo: “Basterebbe chiudere (o aprire) di più la bocca”, così come del disturbo depressivo: “Non c’ha voglia di alzarsi dal letto, ecco tutto!” ma potrei elencare un giudizio improprio per ciascun disturbo. 

Tornando al libro. Lo consiglio? Sì, assolutamente.

Perché Ambra racconta in una messa a nudo che fa male, il dolore emotivo che sta dietro un gesto compensatorio che può disgustare e far vergognare spesso anche chi lo pratica. Ambra racconta dell’ InFame che sta dentro di lei, quella parte che in un meccanismo automatico si impossessa di due, tre o quattro dita della sua mano e la porta a vomitare. Un gesto intrusivo, al di là della ragione, mosso da emozioni di colpa, rabbia, tristezza, da percezione di troppa vicinanza, impotenza… e poi il senso di pieno nella pancia che si fa vuoto per sembrare di nuovo pieno ma che si fa sempre più vuoto. Ambra parla di tanto (di gabinetti sporcarti e meticolosamente ripuliti, di emozioni, di cibo, dell’amore e tanto altro) in un modo che intender può solo chi prova. 

Per tutti gli altri resta il pregiudizio

Spero che questo libro possa rompere anche solo un commento superficiale in chi non “crede” nei disturbi e possa aiutare tanti ragazzi e ragazze a condividere, chiedere aiutare e trovare un altro modo di guardarsi allo specchio e di guardarsi dentro. Grazie ad ogni paziente, per il coraggio e la fiducia del condividere intanto nello spazio della terapia. E grazie Ambra. 

FATTI BELLA PER TE.