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L’adolescenza è il periodo della vita in cui avvengono importanti trasformazioni evolutive. L’individuo riorganizza se stesso ed è sottoposto a cambiamenti fisici, cognitivi, emotivi e relazionali. Il mondo sociale, extra familiare, acquista un valore importante diventando un campo di apprendimento ed esposizione.

La tappa evolutiva si oltrepassa acquisendo la capacità di relazionarsi con gli altri, la capacità di comprendere le situazioni collettive ed inserirvisi. La spinta all’autonomia e alla separazione dal contesto familiare è vissuta con gran desiderio ma anche con timore perché la crescita prevede il confronto. La scuola diventa il contesto base in cui questa crescita dovrebbe avvenire grazie alla possibilità di interagire col gruppi dei pari a partire dal gruppo classe. Ed è proprio in quel gruppo che i ragazzi iniziano a sperimentare sensi di appartenenza o di esclusione. 

Con la bellezza, la spensieratezza, la profondità ma anche la fragilità e lo tsunami del cambiamento evolutivo adolescenziale ho molto a che fare quotidianamente. Lo spazio della terapia diventa un luogo di confronto, riflessione e costruzione di nuove risorse per affrontare le sfide individuali, familiari e sociali per oltrepassare la dicotomia dipendenza/indipendenza, sicurezza/non sicurezza, timore della solitudine e intolleranza alla costrizione… tipiche del periodo. 

Il libro di questo mese

Il libro di questo mese arriva da una fetta di adolescenti che mi ha proposto di guardare “Thirteen reason why”, un telefilm su Netflix che parla delle ragioni che portano la protagonista, Anna Becker, a scegliere il suicidio come soluzione per le sue sofferenze e incomprensioni.

Il telefilm mostra come Anna prenda la decisione più importante della propria vita (la definitiva uscita di scena) perché vuole smettere di soffrire, ma tale sofferenza le compromette la lucidità, l’oggettiva prospettiva di fronte agli stimoli e agli ostacoli che si trova ad affrontare. A far da acceleratore alla caduta di Anna, sono i media, i social network che sottopongono la generazione di oggi a stimoli molto più forti rispetto al normale sviluppo biologico anticipando nei ragazzi atteggiamenti, comportamenti e pulsioni. E, se il corpo e la mente non sono pronti a vivere o gestire quel tipo di esperienze, possono essere guai. Come nel telefilm.

Ho visto Thirteen reason why e ho scoperto che il regista si è ispirato ad un libro: Tredici. Così io ho letto il libro. La storia a grandi linee è la stessa: tredici cassette da ascoltare ed una corsa per passare la scatola al prossimo sulla lista ma, nel libro, la gestione del tempo narrativo è differente. Tutto si svolge in una notte. Questa forma l’ho trovata più interessante. Ma il bello del libro è il finale. L’autore racconta come nasce la storia nella sua testa a partire dall’esperienza diretta con un familiare che ha tentato il suicidio. Come se i personaggi fossero lì, poco oltre la punta della sua penna, ad aspettare che i tempi fossero maturi perché li trasformasse in inchiostro sulla carta. 

Concludo con una frase di Susanna Tamaro dedicata ai genitori degli adolescenti:

«Sebbene fossi preparata al fatto che avresti cambiato carattere con l’adolescenza, una volta avvenuto il cambiamento mi è stato molto difficile sopportarlo. All’improvviso c’era una persona nuova davanti a me e questa persona non sapevo più come prenderla». 

Buona ascolto dei nostri adolescenti!