Ho iniziato a fare sport ancor prima di imparare a scrivere.Ho praticato sport individuali e di squadra.
Un giorno mi sono imbattuta nell’atletica leggera. Non è stato amore a prima vista ma non c’è voluto molto perché diventasse parte della mia vita.
Mi sono confrontata con tutte le distanze, dallo sprint alla mezza maratona, al variare delle tappe sociali, degli impegni prima scolastici poi professionali e dei cambiamenti fisici (quando l’età avanza, bisogna puntare sull’esperienza…).

Se c’è un posto nel mondo che mi ha accolta in tutti gli stati emotivi (gioia, tristezza, rabbia, preoccupazione, vergogna, paura…), questo è il campo scuola. La pista rossa mi ha vista crescere, combattere, stringere relazioni significative; mi ha vista cadere, vincere, perdere e tornare a costruire.
In quell’anello ho imparato la perseveranza, l’importanza di avere una motivazione davvero forte per andare incontro alle difficoltà guardandole negli occhi senza fuggire o temer di sbagliare.

Ho imparato i valori più importanti che custodisco dentro: lealtà, disponibilità, rispetto, ascolto

Quando sono caduta lungo gli ostacoli evolutivi che la vita di volta in volta mi ha messo davanti, dal campo scuola sono sempre ripartita. Mettendo un passo davanti all’altro… passo dopo passo… come in una corsa, anche nella vita.

LINK all’articolo sulla Mezzamaratona 2016

 

Che cos’è la Dynamic Running Theraphy?

All’estero la chiamano Dynamic Running Terapy; l’artefice è William Pullen, psicoterapeuta londinese.

Credo che ciascuno di noi, ad un certo punto, abbia detto: “Esco a fare due passi…”Quando dovevamo prendere una decisione importante; quando ci siamo accorti di star fissando da troppo tempo  la stessa pagina del libro;  quando, davanti a un bivio, non sapevamo dove andare, che strada scegliere; quando, sopraffatti da un’emozione forte, se non fossimo usciti l’avremmo combinata irrimediabilmente grossa; quando, nel profondo di un abisso senza fine, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche per risalire; quando una novità spiacevole è piombata nella nostra vita e tutto è stato diverso da prima…

Uscire a fare due passi o correre aiuta a prendere una distanza critica da ciò che stiamo affrontando. Cambiare prospettiva, riossigenare il cervello, staccare … aiuta.

Chiunque sia riuscito ad interrmpere un’attività (o rimuginazione mentale) per andare a fare una camminata, sa di essersi sentito meglio. Certo, la difficoltà è rimasta ma, ad essere cambiato, è stato lo stato di fusione con la difficoltà. Quante volte infatti dopo una passeggiata, una corsetta in compagnia o un allenamento ci siamo sentiti più sereni, rigenerati e meno in balia delle problematiche quotidiane?

Volenti o no, l’essere umano è l’insieme della parte fisica e di quella mentale per cui, se una delle due parti si inceppa, l’altra avanza con difficoltà.
Partendo da questo concetto e considerando la letteratura che attesta i benefici della corsa sul funzionamento cognitivo (processi attentivi, decisionali…) emotivo (regolazione delle emozioni), comportamentale (pianificazione…) e sull’umore, una novità proveniente dall’Inghilterra in campo terapeutico è la DRT, Dynamic Running Therapy ossia un modo dinamico per andare dallo psicologo.

Un setting di certo diverso da quello standard perché all’aria aperta, correndo o camminando.

 

La DRT come può aiutare?

La prima volta che ho sentito parlare di DRT ho pensato “Un’americanata pazzesca!
Subito però mi sono tornate alla mente le chiacchierate fatte insieme al mio gruppo di atleti dell’ora di pranzo – sulla vita, sulla morte, sull’amore, sulle delusioni, sui tradimenti, sull’immortalità dell’anima, sulle scelte sbagliate, sulle occasioni mancate… – ed ho cambiato idea sull’inefficacia di questa DRT.

In maniera naif, un giorno alla settimana, io e i miei compagni avevamo indetto “la terapia in corsa”: un argomento di cui ragionare, un percorso di 10/12 km da completare, un moderatore di volta in volta differente e tante voci o orecchie in ascolto, a seconda della nostra capacità di parlare e correre in contemporanea.

Già, potrebbe sembrare un’americanata ma ha un fondamento scientifico e, soprattutto, funziona!

Alla staticità dello studio, dove il paziente si confronta continuamente con lo sguardo e le parole del terapeuta, nella DRT lo scenario cambia sempre, il ritmo lo decidi tu o insieme al gruppo (che può essere camminare o correre o fermarsi di fontanella in fontanella per bere e riprendere fiato) e il movimento è associato mentalmente al cambiamento.
Il movimento predispone ad andare verso le difficoltà e a risolverle.

Provare per credere.

Il successo non è qualcosa di magico, non nasce dalla fortuna cieca
ma dal duro e coerente lavoro finalizzato alla costruzione di ogni minimo dettaglio.
E’, se vogliamo, qualcosa di terra terra.
Vincere. Tornare a lavorare e vincere ancora.