ESSERE AMANTI.

In un libro di Irvin D. Yalom che tratta di amanti, c’è una frase di Nietzsche
“un giorno un passero mi volò davanti … e io pensai di aver visto un’aquila”
che fa riflettere su quanto questa condizione sia analoga e costante al mutare dei soggetti, degli ambienti sociali e delle epoche storiche.

In certi momenti della vita siamo soggetti a cadere, (auto)ingannati, in rapporti impossibili o clandestini. Sono davvero rari i casi – e quasi mai è il nostro – in cui i principi azzurri (o le principesse rosa) impegnati a vivere le loro vite con altri, abbandonano il loro passato per trasformare la nostra vita in una favola.
Il più delle volte la passione e le promesse dei primi tempi, sboccano in una strada a fondo chiuso: la realtà.

Può capitare a tutti di imbattersi in quella persona che ci prende di testa, ci prende di pancia e ci porta via. Via sulle nuvole, oltre una realtà che fa fatica a decollare ma a cui è difficile rinunciare; via dalla quotidianità che – piena di doveri, scadenze, scocciature e imprevisti – dopo un po’ stufa. Via, in un mondo magico fatto di ‘noi’, quel plurale di cui abbiamo tanto bisogno.
E allora, stregati e speranzosi, ci godiamo il nostro film passionale eliminando dalla vista o re-interpretando qualsiasi segnale in contraddizione con le nostre aspettative mentre gli amici tentano di prepararci, almeno in parte, al tragico finale.

Già, perché questo tipo di storie finiscono (quasi) sempre; l’amara conclusione, che prevede uno strascico di tempo impiegato a curare le ferite dell’anima, è annunciato dalla statistica infausta ma sembra che non lo prendiamo in considerazione.
Perché continuiamo ad investire su una scommessa pressoché persa in partenza?
Probabilmente perché non investire sarebbe ancor meno conveniente. Il beneficio del breve termine, quando la chimica dell’infatuazione ci fa percepire invincibili, è così gratificante da annientare la visione di costi, rischi e sofferenze del lungo termine.

Gli esseri umani hanno bisogno di sentirsi importanti e di credere di essere speciali per qualcuno, a tal punto da diventare il motivo di cambiamento nella vita dell’altro.
Quando la realtà ci proietta lontani da questo desiderio recondito e il quotidiano sembra prospettarci le nostre paure più grandi come restare soli e non essere amati, ecco che diventiamo vulnerabili all’inganno del passero e dell’aquila.

Però, quando le farfalle nello stomaco, la smania e l’irrazionalità iniziale lasciano spazio alla nuova routine, ci troveremo ad accontentarci di ritagli di tempo sempre più piccoli che l’altro è disposto a offrire.
Ma siamo davvero innamorati di quella meravigliosa figura piovuta casualmente al momento giusto nella nostra esistenza oppure, più verosimilmente, avevamo bisogno di modificare lo sfondo a quella vita diventata solitaria, monotona o non più stimolante come una volta?

A pensarci bene, il più delle volte è l’esperienza dell’essere amati a travolgerci. L’esperienza esclusiva che ci fa provare l’amante. E’ quello stato emotivo ad essere avvincente, soprattutto se stiamo vivendo un momento di stallo. In più, la consapevolezza che non potremo avere tutto per noi il soggetto bramato, mantiene il desiderio di possesso ingaggiandoci in un circuito agonistico parecchio distruttivo.

Forse dovremmo concentrarci sui motivi del desiderio di cambiare – onde evitare di ricadere nello stesso inganno la prossima volta – e sulle concrete possibilità di rivitalizzare la quotidianità piuttosto che cadere tra le braccia del primo fuoco di paglia perché, in cuor nostro, siamo consapevoli fin dall’inizio del prezzo di quel temporaneo sbandamento.